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I: Presentati, parlami di te, (nome, età, cosa fa nella vita…)

A: Eh… Allora… Io mi chiamo Adriana, ho 23 anni… ho frequentato l’Accademia di Belle Arti di Perugia, indirizzo Design. Prima di questo c’è da dire che io non sono originaria di Perugia, sono nata a Pompei, e ho vissuto a Pompei per i miei primi dieci anni di vita e poi mi sono trasferita qui; quindi, in tutto sono quattordici anni che abito a Perugia stabilmente, e… e non saprei che altro aggiungere… sono del segno della bilancia.

I: Parlami della città in cui sei nato cresciuto 

A: Allora… se dovessi parlare di Pompei probabilmente non saprei che dirti perché è stata la mia culla per i miei primi anni d’infanzia però al di fuori di quello, proprio perché l’infanzia non… diciamo non… come si dice… non hai non hai quella grande confidenza con il posto in cui vivi per descriverlo a pieno, in tutti i suoi modi; quindi, ti posso dire che Pompei o Napoli in generale, e… è una città che penso più lei che conosce me, tra virgolette; come se fosse tipo una persona, è più lei che conosce me che io che conosco lei… però entrambe abbiamo qualcosa in comune, se non il fatto di aver vissuto e stare in quel posto lì dove si trova.

I: Che rapporto hai\cosa pensi della città di Perugia? 

A: Allora… Perugia è una città difficile, nel senso per quello che ho vissuto, quando ti trovi diciamo in un… una certa età dove devi ricominciare una vita che in realtà non era nemmeno cominciata per essere l’infanzia e… è stato difficile. Le persone sono molto difficili; sono tutto il contrario rispetto a quelle che ho potuto conoscere giù. Sono molto mooolto introverse all’inizio e solo dopo un’attenta conoscenza riesci a capire chi sono. Quindi è un rapporto un po’ di odio e amore, non lo so, perché è la città in cui sono cresciuta ma è anche la città in cui ho litigato più spesso; perché non mi sono trovata bene in un sacco di situazioni, con un sacco di persone e…. però quelle poche ma buonissime volte in cui mi sono trovata bene me le porto per bene dentro quindi, insomma… Si, probabilmente una medaglia con due facce, letteralmente.

A: Secondo me… se non fosse per l’aspetto universitario; molto, molto particolare che Perugia ha, no. Nel senso le persone che nascono e crescono qui, secondo me, per una mia visione sono abituate ad un certo tipo di stile di vita. Quindi, a livello inclusivo forse te ne rendi conto solo quando sei effettivamente un po’ più grosso per poterlo dire. Ad oggi io personalmente, non mi sento inclusiva, ma nemmeno troppo il contrario. Nel senso, un po’ una via di mezzo che però tende ad essere appunto un po’ introversa come città, molto, molto riservata.

A: Eh… boh, io vengo da una città del sud e come penso anche tu(intervistatore), un po’ si sente questa cosa qui, ma come anche magari in generale c’è sempre stato, c’è sempre stato, un pregiudizio di fondo nei confronti di quelli del sud. Non escludo il viceversa, perché chiaramente anche da parte nostra diciamo… c’è una sorta di pregiudizio che credo sia una conseguenza del pregiudizio del nord nei confronti di quelli del sud. Quindi prima di tutto per me significa questo, na questione di pregiudizio territoriale in base al fatto che se vengo dal sud ho una marcia in meno, o…. non so… sono più incapace a capire delle cose, perché veniamo considerati un po’ all’antica sotto un po’ di punti di vista.

A: Mmh… Non saprei, mmh… Il modo di porsi di una persona, il modo con cui parla, il peso che, magari, dà alle parole… Non so… Perché magari parlare ad esempio del modo con cui si veste, come porta i capelli, quello è uno stile di vita, non credo rientri… potrebbe rientrare nei pregiudizi, si, ma non è il mio caso. Non sento di appartenere a questo, quanto più ai modi di fare. Più ad un linguaggio non verbale, ad una questione di carattere.

A: No, nel sento, ci sono state delle situazioni in cui ho preferito magari accantonare, sbagliando, magari… l’essere me stessa, magari far vedere parte di me che magari non era il caso di far vedere; manifestando uno spirito di adattamento alla cosa che purtroppo, per fortuna, uno deve avere. Sbagliano, ripeto, non mettendo da parte se stessi. Quindi la risposta sarebbe no, ma avrei tanto voluto farlo, ahahahah.

A: Io credo che sia chiaro, perlomeno lo vedo con i miei amici, lo vedo in generale che la persona giovane che esce magari dall’università o che non la frequenta perché ha delle doti pratiche molto elevate, non viene considerata proprio perché è giovane. Ed è questo il motivo, si dice sempre ma tu sei piccolo devi ancora crescere, da sempre ci dicono questa cosa; ed è come se questa cosa si fosse ripercossa su tutti gli ambiti della vita, ed è fastidioso… perché è come minimizzare le qualità di qualcuno a livello pratico e anche teorico. Detto da una persona adulta che prima di noi è passata per l’età giovane, chiaramente. È una cosa spiacevole, soprattutto perché probabilmente quella persona a suo tempo ha avuto a che fare con persone più grandi di lui che gli hanno detto la stessa cosa, e il fatto che si ripeta in continuazione il pregiudizio del giovane, è un problema grosso, ed è segno di un qualcosa che non potrà mai fiorire finché sarà sempre così, finché non si darà fiducia ai giovani per un determinato lavoro, non sarà mai, ecco non so… è come se si tornasse sempre indietro, invece di andare avanti. Secondo me, gli anziani in questo caso, tra virgolette sempre, vivono un tipo di pregiudizio diverso, non so… se devi insegnare, entri da giovane nell’insegnamento, sei appena uscito dall’università ma che fai? fatti la carriera. Questo è un pregiudizio. Se sei troppo anziano che hai una grande esperienza d’insegnamento alle spalle, sei troppo anziano, vai in pensione che è ora.

 

A: Mhmm… Lo stereotipo del sesso, sicuramente, lo stereotipo d’età, probabilmente sì. Forse più sul, sia di vita che di essere di una persona. Mi vengono in mente questi, che credo siano i principali.

A: Beh, sicuramente c’è un sento di vendetta, no vendetta è troppo crudo, forse un senso di rivalsa nei confronti di tutti coloro che hanno dei pregiudizi, magari nei confronti del sesso femminile sicuramente mi sento di… in qualche modo di dimostrare il contrario, non tanto per loro ma tanto per me stessa, ma non perché io avessi bisogno di sentirmi dire, allora sei donna non sei come tutte quelle che vengono pregiudicate, diciamo, in qualche modo. Non si tratta di me, si tratta più per una questione che sono un essere umano per principio e come tale, indipendentemente se sono maschio o femmina posso e se riesco a fare qualsiasi cosa.

I: Che atteggiamento ha la società nei confronti di persone che vivono con la propria unicità la propria identità di genere?

A: Io credo che dal punto di vista sociale, o per lo meno ci sarebbe sempre dovuta essere l’inclusione di tutte le persone che vivono la propria identità sociale e individuale a modo proprio. Intendo dire che la società avrebbe da sempre dovuto accogliere ogni individuo per quello che è, per lo stile che ha, ma per il semplice fatto che fa parte di un comune. Quindi da sto punto di vista la società, da sto punto di vista, si sta svegliando nel senso quasi, non lo so, quasi opprimente della cosa, non lo so… non saprei come spiegarla questa cosa. é come se forzassero la cosa. è una forzatura quasi ipocrita, io la percepisco, perché ehm… sento una sorta di menefreghismo che però viene mascherato quasi in maniera idiota da questa voglia improvvisa di inclusione che hanno. sarebbe sempre dovuto esistere, neanche il problema si dovrebbe porre su questa cosa, secondo me, e boh… Mi sento di rispondere un po’ così, è una risposta una po’ amara.

 

G: Ciao, sono Giorgio, ho 24 anni e sono originario di Napoli, ma mi sono trasferito qui a Perugia circa tre anni fa per cercare di diventare ingegnere. Attualmente sono uno studente al terzo anno di ingegneria meccanica all’Università degli Studi di Perugia. La mia giornata tipica è un miscuglio di lezioni, studio, giri della città e conoscenza di nuovi amici. Spesso mi piace passeggiare per il centro storico, perché amo l’architettura antica e soprattutto perché solitamente è un luogo abbastanza affollato. Sono anche attivo nella vita universitaria, partecipando a progetti di ricerca e gruppi di studio. Inoltre, adoro la musica e suono la chitarra, sono anche un appassionato di calcio e cerco di seguire il Napoli anche qui a Perugia.

G: Napoli è una città speciale e la considero la città più bella d’Italia, forse perché sarò di parte. È pieno di strade strette e vecchi palazzi che hanno una storia immensa. Il centro storico è il posto migliore per immergersi nella cultura e nella vita della città, diciamo che è il cuore pulsante. Una delle cose migliori di Napoli ovviamente è il cibo. La pizza è famosa in tutto il mondo e la conosciamo tutti. Ma non è tutto: ci sono anche dolci deliziosi come la sfogliatella e il babà, che mi fanno venire l’acquolina in bocca solo a pensarci. Ma ciò che rende Napoli davvero speciale è la gente. Sono sempre pronti a darti il benvenuto e a farti sentire a casa. Anche se non li conosci, ti trattano come se fossi parte della famiglia. Anche se ora sto studiando qui a Perugia, scendo ogni volta che posso giù a Napoli a ritrovare parenti e amici. È il posto dove sono cresciuto, dove ho imparato così tanto e dove ho tanti bei ricordi.

 

G: Vivere a Perugia per me è un’esperienza che mi affascina, soprattutto per il suo mix perfetto tra storia, cultura e vita moderna. Camminare per il centro storico è come fare un viaggio nel tempo: mi incanto sempre davanti alla bellezza di Piazza IV Novembre con la Fontana Maggiore e il Duomo di San Lorenzo. Solitamente le mie passeggiate si effettuano lungo Corso Vannucci, e ciò che più mi piace è che la città è popolata e viva, grazie soprattutto alla presenza degli studenti universitari che vengono qui da ogni regione d’Italia, un po’ come me. Ci sono momenti dell’anno in cui amo Perugia perchè si trasforma completamente, come ad esempio durante Umbria Jazz e Eurochocolate, perché porta visitatori da ogni parte del mondo. Mi piace il fatto di essere circondati dal verde perché mi allontana dal trambusto cittadino a cui ero abituato a Napoli Ovviamente anche Perugia ha i suoi difetti, come ogni città, ma le qualità che ha superano di gran lunga ogni lamentela.

 

G: Vivendo qui, posso dire che Perugia fa davvero molto per essere inclusiva. Ogni giorno vedo persone di tutte le nazionalità che camminano per le strade, studiano nelle sue università o lavorano in vari negozi e uffici. Questa diversità mi sembra sia ben accettata dalla comunità. Personalmente, ho avuto l’opportunità di stringere amicizia con persone provenienti da diverse parti del mondo. Le iniziative culturali, a cui partecipo spesso, sono un valido esempio dell’impegno della città per celebrare la diversità e promuovere l’inclusione, o che si tratti di mostre d’arte, concerti di musica dal vivo o festival. Certo, ci sono momenti in cui sento che potremmo magari fare di più per alcuni gruppi, come ad esempio le persone con disabilità o le minoranze etniche. Ma vedo anche tante persone intorno a me, come amici e conoscenti, che si impegnano attivamente in progetti sociali e associazioni che lavorano per rendere Perugia ancora più accogliente e inclusiva. Questo è ciò che mi fa sperare e mi porta a fare la mia parte. Detto ciò, sento che Perugia personalmente mi valorizza e mi offre opportunità per esprimermi al meglio e incontrare altri che, anche se diversi, condividono il desiderio di una comunità inclusiva. E questa, per me, è una delle più grandi qualità di Perugia.

G: Riflettendo sulla mia esperienza e su quello che osservo intorno a me, penso che ci siano diverse aree in cui Perugia potrebbe lavorare per diventare ancora più inclusiva. Il primo esempio può essere quello di migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità e questo sarebbe già un passo molto importante. Questo include non solo l’accesso fisico ai luoghi pubblici, ma anche l’accessibilità dei servizi comunali, dei trasporti e delle informazioni. Assicurarsi che tutti possano muoversi facilmente e partecipare senza problemi e barriere alla vita perugina. Un altro passo importante può essere l’integrazione degli stranieri, nonostante Perugia sia già abbastanza accogliente, potrebbero essere potenziati i programmi di integrazione linguistica e culturale per i nuovi arrivati. Anche il supporto alle minoranze è un punto sul quale lavorare, infatti implementare politiche più efficaci per il sostegno alle minoranze etniche, religiose e LGBTQ+, assicurando che abbiano accesso a tutte le opportunità e siano protetti da discriminazioni. Secondo me anche l’incoraggiare una maggiore partecipazione civica tra i cittadini, specialmente quelli che si sentono emarginati o sotto rappresentati, può aiutare a far sentire tutte le voci. Questo potrebbe avvenire attraverso assemblee cittadine, consultazioni pubbliche o piattaforme online che facilitano il dialogo tra i cittadini e l’amministrazione comunale. E poi penso che anche l’educazione all’inclusività potrebbe aiutare non poco qualsiasi città ma in questo specifico caso, Perugia. Infatti, le scuole giocano un ruolo chiave nell’educare le future generazioni al rispetto e alla valorizzazione delle differenze. Personalmente penso che il dialogo continuo tra tutti i membri della comunità sia essenziale. Ascoltare le esigenze e le preoccupazioni di ognuno di noi, e lavorare insieme per trovare soluzioni, è il modo migliore per costruire una Perugia ancora più inclusiva e accogliente per tutti, perché e già adesso sulla buona strada.

G: Per me, il pregiudizio è quando giudichi qualcuno o qualcosa senza davvero conoscerlo, basandoti su ciò che hai sentito dire o su idee fisse che hai in testa. È un po’ come decidere che non ti piace un cibo prima ancora di averlo provato, solo perché ti hanno detto che non è buono o perché non ti piace l’aspetto. Questi giudizi frettolosi possono farci perdere, anzi, ci fanno perdere un sacco di cose belle e interessanti nella vita, come possono essere amicizie, esperienze e opportunità, solo perché abbiamo deciso in anticipo, senza dare una chance. Superare i pregiudizi significa imparare a conoscere davvero le persone e le situazioni prima di etichettarle, aprendoci a nuove esperienze che possono arricchirci molto.

 

G: Quando incontro qualcuno per la prima volta, ammetto che le prime impressioni contano abbastanza. Però, so bene che non è giusto fermarsi solo a quello. Tutti noi abbiamo avuto giorni no o momenti in cui non diamo il meglio di noi e quindi cerco sempre di non fermarmi alla prima impressione. Cerco di dar tempo alle persone di mostrarsi per quello che sono veramente, perché, alla fine, spesso le amicizie più belle nascono con chi non avresti mai pensato all’inizio. È corretta la frase, non giudicare un libro dalla copertina, insomma.

G: Beh, guarda, ti dirò che qui a Perugia, come in qualsiasi altra città, il pregiudizio può influenzare parecchio le relazioni tra le persone. Ci sono sempre quei vecchi stereotipi e preconcetti che possono condizionare i giudizi e le interazioni quotidiane. Ad esempio, potrebbe esserci un certo pregiudizio nei confronti di persone provenienti da determinate zone della città o con determinate caratteristiche. Tuttavia, penso che sia importante superare questi pregiudizi e cercare di conoscere davvero le persone prima di giudicarle solo sulla base di stereotipi. In fondo, siamo tutti parte della stessa comunità qui a Perugia, e dovremmo cercare di costruire relazioni basate sulla comprensione e sulla fiducia reciproca.

 

G: Secondo me, ci sono un mucchio di cose che possono influenzare il nostro modo di giudicare e comportarci verso gli altri qui a Perugia. Per esempio, le esperienze che abbiamo avuto con le persone in passato giocano un grosso ruolo. Se hai avuto brutte esperienze, è facile essere un po’ diffidenti verso gli altri. Poi c’è la cultura della nostra città. Qui a Perugia, c’è una bella mescolanza di persone da ogni parte, ma a volte le differenze culturali possono portare a incomprensioni o giudizi affrettati. Anche i media giocano un ruolo. Le notizie brutte o gli stereotipi possono modificare la nostra visione e influenzare come trattiamo le persone. E non dimentichiamo l’importanza dell’educazione e della consapevolezza. Più siamo informati e consapevoli dei nostri pregiudizi, meglio possiamo superarli e trattare gli altri nel modo più umano e corretto. Alla fine, penso che sia importante essere aperti, empatici e rispettosi verso tutti, indipendentemente dalle differenze.

G: Ci sono stati momenti nella mia vita in cui mi sono sentito completamente libero di essere me stesso, di esprimere apertamente le mie emozioni. Erano quei momenti in cui mi sentivo pienamente accettato e supportato dalle persone intorno a me, quando le situazioni erano favorevoli e mi sentivo sicuro di essere me stesso senza timore di giudizi. Ma devo ammettere che ci sono stati anche momenti in cui ho trovato difficile manifestare appieno ciò che sentivo o chi ero. A volte, le aspettative degli altri o le circostanze in cui mi trovavo mi facevano sentire un po’ bloccato, come se dovessi nascondere una parte di me o adattarmi a ciò che gli altri volevano o si aspettavano da me. Però nonostante tutto, cerco sempre di essere autentico e di mostrare chi sono veramente, anche se a volte può essere, o meglio, può sembrare difficile. Penso che sia importante essere fedeli a sé stessi e trovare il coraggio di essere autentici, anche quando il contesto può sembrare ostile o le aspettative degli altri possono essere magari opprimenti.

G: Io credo che per iniziare, è importante che tutti imparino fin da piccoli che uomini e donne sono uguali e meritano lo stesso rispetto. Questo significa che a scuola, nei media e ovunque, dobbiamo insegnare che non importa se sei un ragazzo o una ragazza, sei importante e meriti le stesse opportunità. Poi, dobbiamo fare in modo che le leggi e le politiche proteggano i diritti delle donne e dei ragazzi, e puniscano chi li viola. Questo può significare leggi contro la discriminazione sul lavoro o contro la violenza di genere. È importante anche assicurarsi che queste leggi vengano davvero rispettate. Inoltre secondo me è anche fondamentale che le donne abbiano la possibilità di partecipare attivamente alla vita pubblica e prendere decisioni importanti. Dovrebbero avere lo stesso accesso all’istruzione, al lavoro e alla politica degli uomini. Ed è importante coinvolgere anche gli uomini in questa lotta per l’uguaglianza. Noi uomini possiamo essere alleati importanti, sostenendo le donne e combattendo contro idee o comportamenti che le discriminano. Alla fine di ciò, garantire il rispetto per tutti, indipendentemente dal genere, richiede lo sforzo di tutti noi.

 

G: Beh, in realtà, l’età di una persona non dovrebbe mai essere il fattore principale per giudicare la sua competenza sul lavoro. Diciamo che ogni età porta con sé esperienze e conoscenze diverse. Alcune persone anziane hanno una tonnellata di esperienza sul campo, mentre alcuni giovani possono portare freschezza e nuove idee. È più una questione di come una persona si applica e si adatta al lavoro, piuttosto che quante candeline hanno sulla torta di compleanno. Inoltre, in molti lavori, la diversità di età può essere un vantaggio, con persone più giovani che imparano dai più anziani e viceversa. L’importante è che ognuno venga valutato per le proprie capacità e il proprio impegno, non per la data di nascita sulla carta d’identità.

 

G: Sì, purtroppo ho vissuto situazioni in cui le persone sono state trattate in modo diverso a causa delle loro credenze religiose. Ricordo un’occasione in cui un mio amico di fede diversa dalla maggioranza è stato oggetto di battute pesanti e commenti irrispettosi da parte di alcuni colleghi sul posto di lavoro. È davvero stupido vedere persone venire trattate in quel modo solo a causa della propria fede. In un’altra occasione, una mia amica musulmana ha avuto difficoltà a trovare un lavoro a causa del suo velo. Nonostante fosse altamente qualificata e competente, molte aziende si sono dimostrate riluttanti a assumerla a causa della sua visibilità religiosa. Queste esperienze mi hanno fatto riflettere molto su quanto le persone possano essere giudicate in base alla loro religione anziché alle loro capacità o al loro carattere. È sbagliato e ingiusto che qualcuno debba affrontare discriminazioni o pregiudizi solo a causa della sua fede.

G: Nell’ambiente in cui mi muovo qui a Perugia, ci sono alcuni stereotipi che la gente tende a avere e che ho notato nel corso del tempo. Uno di questi riguarda gli studenti universitari. Spesso vengono visti come giovani che passano tutto il loro tempo a festeggiare senza preoccuparsi troppo del futuro. Ma la realtà come sappiamo è ben diversa. Ci sono studenti come me, con molti interessi e impegni, alcuni sono molto impegnati nel loro percorso di studi, mentre altri riescono a trovare un equilibrio tra studio e divertimento. Un altro stereotipo riguarda le persone anziane. A volte si tende a pensare che siano meno attive o meno capaci di imparare nuove cose. Ho avuto modo di incontrare molte persone anziane qui a Perugia che sono incredibilmente attive e vitali, partecipano a molte attività e hanno tanto da offrire in termini di esperienza e saggezza. Inoltre, c’è spesso il pregiudizio legato alla provenienza geografica delle persone. Si possono fare supposizioni sugli abitanti di altre città o regioni, basate su stereotipi o preconcetti. Questo può creare tensioni e incomprensioni tra le persone, anziché favorire la collaborazione e la comprensione reciproca. Personalmente, cerco sempre di non farmi influenzare da questi stereotipi e di trattare ogni persona come un individuo unico. È importante guardare oltre le etichette e conoscere le persone per quello che sono veramente, senza lasciarsi ingannare da generalizzazioni superficiali. Riguardo al pregiudizio legato alla provenienza geografica, vorrei approfondire, che a volte si tende a fare delle supposizioni sugli abitanti di altre città o regioni, basate su stereotipi o preconcetti. Ad esempio, si potrebbe pensare che le persone provenienti da una determinata regione siano tutte uguali. Invece la realtà è un’altra. Ogni individuo è unico e influenzato da una varietà di fattori, come può essere l’ambiente familiare, l’educazione e le esperienze di vita. Pertanto, è importante evitare di generalizzare e di giudicare le persone basandosi unicamente sulla loro provenienza geografica, anziché conoscere realmente chi sono e cosa pensano.

G: L’immagine del genere maschile e femminile trasmessa dai mass media ha certamente avuto un impatto sulla mia costruzione di identità e sulla mia consapevolezza di genere. Crescendo, ho assorbito molti dei messaggi e degli stereotipi di genere presenti nei media, che spesso tendono a idealizzare determinati comportamenti o ruoli per uomini e donne. Ad esempio, spesso nei media si vede l’uomo rappresentato come forte, dominante e emotivamente distaccato, mentre la donna viene spesso dipinta come gentile, sottomessa e orientata alla famiglia. Questi stereotipi possono influenzare la percezione di sé e le aspettative personali e sociali riguardo al proprio genere. Personalmente, riflettendo su questi messaggi mediatici, ho dovuto confrontarmi con idee preconcette su cosa significhi essere un uomo o una donna. Mi sono reso conto che l’identità di genere non dovrebbe essere limitata da queste rappresentazioni stereotipate, ma dovrebbe essere una costruzione personale e autentica che abbraccia la diversità e la complessità dell’essere umano. Per questi motivi, ho cercato di essere consapevole di come i media influenzano la mia percezione di genere e ho lavorato attivamente per sviluppare un’identità di genere che rispecchi le mie esperienze, valori e aspirazioni personali, indipendentemente dagli stereotipi sociali. Questo processo di consapevolezza e riflessione continua mi ha aiutato a coltivare una visione più inclusiva e aperta della mia identità di genere.

G: La società ha spesso un atteggiamento variabile nei confronti delle persone che vivono la propria identità di genere. Alcune persone sono accettate e supportate dalla loro famiglia, dagli amici e dalla comunità, mentre altri possono incontrare pregiudizi, discriminazioni o semplicemente mancanza di comprensione. Personalmente, ho visto sia casi di accettazione che di discriminazione nei confronti delle persone che vivono la loro unicità di genere. È triste notare che molte persone transgender, non binarie o di altre identità di genere possono sperimentare violenza verbale, fisica o sociale solo per essere sé stessi. Tuttavia, c’è anche una crescente consapevolezza e supporto per le persone transgender e non binarie, con sempre più individui e organizzazioni che lavorano per promuovere l’accettazione e i diritti delle persone di tutte le identità di genere.

G: Gli individui che hanno più di 65 anni possono avere molti ruoli importanti nella società, anche se a volte possono essere sottovalutati. Ad esempio, molte persone anziane sono nonni fantastici e sono fondamentali nel sostenere e prendersi cura delle famiglie. Possono essere fonte di saggezza e esperienza per le generazioni più giovani, offrendo consigli preziosi e un sostegno emotivo. Inoltre, molte persone anziane continuano a lavorare o a essere attive nel volontariato, portando avanti le loro competenze e conoscenze per contribuire alla comunità. Possono essere coinvolti in iniziative di beneficenza, gruppi di volontariato o club per anziani, dove possono socializzare, condividere interessi comuni e sostenersi a vicenda. Anche se possono avere limitazioni fisiche legate all’età, molte persone anziane mantengono un ruolo importante nella vita familiare e sociale.

 

L: Mi chiamo Liu Ji, quest’anno compio 20 anni e sono una matricola a Perugia.

L: Sono nato nello Shandong.

L: Perugia è molto buona, molto bella, molto antica. Ed è molto. Anche molto pulito e tranquillo.

L: Penso che Perugia sia inclusiva, perché ci sono studenti provenienti da molti paesi…

L: In termini di pianificazione stradale, ci sono anche cartelli che possono essere contrassegnati con le lingue di altri paesi.

 

L: Pregiudizio significa infondato, disuguale.

L: Avrà un impatto, ma non sarà preso molto sul serio.

L: Beh, questa non la capisco.

L: Atti linguistici, così come i suoi. Comportamento.

L: A questo proposito, credo di non poter dire che non mi conosco affatto.

 

L: Non capisco la domanda.

 

L: Credo che i più giovani hanno più forza fisica e resistenza, ma gli anziani avranno più esperienza.

 

L: No, non ho una religione.

L: Attenzione ai neri e agli zingari quando si viaggia di notte.

L: Bene.

L: Non ho prestato attenzione a questa cosa.

 

L: Sono in Italia da soli cinque mesi e non l’ho ancora fatto.

 

I: Ciao Fabi, presentati pure. 

F: Ciao, allora sono Fabiola ho 23 anni, abito a Perugia da quasi 5 mi sono trasferita. Sono originaria di Reggio Calabria, un paesino in provincia di Reggio Calabria. Mi sono trasferita a Perugia per frequentare l’Accademia di Belle Arti e ho finito a luglio dell’anno scorso. Mi sono laureata in Fashion design e ho deciso di rimanere a Perugia perché mi è piaciuta come città e oltre questo ho trovato anche una cerchia di persone che mi fanno star bene. E un po’ la sento anche come casa mia.

I: Se mi dovessi parlare tipo della città in cui sei nata e cresciuta, che mi diresti?

F: Allora la mia non è nemmeno una città, un paesino, siamo 5000 abitanti, quindi ci conosciamo tutti e questo ha sia dei pro che dei contro. Dei pro, perché appunto è un ambiente, essendo un paesino è molto familiare. Conosci chiunque ti ci fermi a chiacchierare, quindi uno può potrebbe tranquillamente anche uscire da solo e trovare una compagnia successivamente. Il contro è tutto quello che poi ne comporta sostanzialmente. Tutte le dicerie, le voci, il pettegolezzo. Comunque si creano degli ambienti poco belli.

I: Quindi da questo punto di vista la città di Perugia la sentì casa, anche perché magari Senti meno questo aspetto?

F: Esatto sì, perché non ovviamente non conosco tutti, non forse anche non essendo cresciuta qua, non sono all’interno di determinate dinamiche o di determinati gruppi e molto probabilmente incide anche il fatto che tutte le persone che conosco sono persone fuori sede come me. Perciò non… non conosco gruppetti o dinamiche particolari, insomma, quindi Perugia mi fa star bene perché mi fa star lontana da determinate cose ma molto probabilmente, essendomi trasferita, lo farebbe anche qualsiasi altra città, non è Perugia in sé.

I: E se dovessi descrivere il rapporto che hai con la città di Perugia?

F: La città in sé mi piace tantissimo. Purtroppo non ho avuto modo di conoscere o di frequentare tante persone di Perugia perché, appunto, non sono molto estroverse appunto credo ormai con gli anni ho sviluppato la teoria che ognuno avendo il proprio gruppo non è interessato a ad espanderlo, a far altro perché quello, le poche volte che ho avuto modo di parlare con persone del posto non si sono mai manifestate, propense o espansive appunto a fare amicizia.

I: Quindi credi che non sia una città particolarmente inclusiva?

F: No… Lo vedo anche sotto tanti punti di vista, né per esempio per muovermi utilizzo gli autobus, molto le stazioni, appunto. Anche sugli autobus vedo un bel po’ di discriminazione.

I: Secondo te in che modo potrebbe migliorare questo suo aspetto e in che modo potrebbe essere più inclusiva nei confronti dei propri cittadini?

F: Ma secondo me per quanto riguarda il razzismo, Perugia è molto indietro ancora su determinate tematiche, vedono una persona di colore in automatico, un delinquente che spaccia. Sì, su queste cose qua dovrebbe esserci meno pregiudizio sulla razza.

I: Quindi se dovessi descrivere la parola pregiudizio che parole useresti? Cioè, in che modo lo faresti?

F: Appunto con razzismo, sicuramente. Un altro pregiudizio che mi viene in mente che ho visto, cioè ho vissuto io purtroppo non l’ho vissuto in quanto persona proveniente dal sud, ma l’ho vissuto in quanto donna, quindi anche durante alcuni colloqui di lavoro. Queste cose qua la figura della donna non viene. Sicuramente beh, sicuramente in parte viene ma non del tutto valutata in base alle sue conseguenze ma in conto donna, quindi parliamo anche di abbigliamento. Quant’altro…

I: Quanto pensi che influisca su di te, quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni?

F: Tanto, anche se con gli anni ho imparato che cioè che le mie prime impressioni erano… sicuramente tutte sbagliate sia le prime pressioni positive che negative, quindi… quindi ne do importanza, ma fino ad una certa penso sempre che sia, cioè sia più opportuno conoscere una persona prima di giudicarla. Però se è in un modo… se non ne avrò non lo vado ad approfondire o mi ci vado ad impuntare.

I: Quindi è come se tu partissi da quella prima impressione e poi da lì… cercarsi di capire cosa ne viene nell’approfondire di più?

F: Sì.

F: Allora, per quanto mi riguarda, io giudico tanto il modo di pensare. E il modo sì, soprattutto per quanto riguarda appunto le tematiche politiche e anche femministe, se già qualcuno inizia a fare semplicemente una battuta, che poi sono battute di cattivo gusto su determinati argomenti, io… non avrò più sicuramente un pensiero positivo di quella persona. Anche se… poi scoprirò dei lati belli, mi rimarrà comunque la prima impressione che ho avuto.

 

F: No, non sempre mi sono molte volte limitata… perché a volte poi sarebbero usciti discorsi che sarebbero andati troppo in là e quindi non avevo voglia. E poi dipende anche chi ho davanti per cioè capire se ne valga la pena o meno…

F: Ma appunto, girando per Perugia con i mezzi, ripeto sempre gli stereotipi delle persone straniere, non solo di colore ma anche ragazze con il velo. Sì, molte battute fuori luogo.

F: Ma questo secondo me non riguarda solo Perugia, ma il mondo in generale, perché c’è una c’è una diffusione di notizie sbagliate anche nei nel mondo social o in televisione. Se è uno stupro, per esempio, viene fatto da un ragazzo di colore e se ne parla a non finire, se viene fatto da un italiano, no. E quindi secondo me è proprio la le notizie che passano che fanno avere poi il pregiudizio… per esempio alle persone un po’più anziane, un po’ più grandi, che non hanno quell’interesse di informarsi, di andare a approfondire determinate tematiche o vedere appunto, e quindi si basano su quello che ricevono dall’esterno.

F: Sì. Dalla politica, sicuramente. Anche perché basti guardare ora non parlando solo di questo, ma parlando anche di posizione delle donne per quanto riguarda anche gli stipendi delle donne o il una sorta di etichettatura. Anche per quanto riguarda l’abbigliamento, cioè sugli uomini, non vengono fatti determinati discorsi.

F: Sì, sì, assolutamente. La chiave non sarebbe non parlarne, ma proprio parlarne a più non posso ma di tutto per quanto riguarda il… il credo, cioè fare proprio una sorta di cultura, però su tutte le culture, non solo su quella che si ritenga giusta, italiana, che poi non ce n’è una vera e propria.

 

F: Rispettare tantissimo, perché mi rendo conto che ognuno siamo fatti in modo diverso, siamo soprattutto abbiamo un dietro diverso, un modo di crescere che influisce tantissimo sul nostro essere diverso. Cerco anche di comprenderlo per quanto a volte io non riesca a comprendere, ma perché, appunto, ho vissuto sicuramente situazioni diverse dall’individuo… che ho davanti e quindi a volte non comprendo i suoi atteggiamenti. Però se riesco ad avere un dialogo dove me li spiega e dove parliamone, approfondiamo. Cerco un attimo di mimetizzarmi nel suo vissuto. Allora sì, a quel punto riesco a capire meglio.

F: Ma sicuramente quando si affrontano determinate tematiche tendo sempre a dire la mia e il mio punto di vista. Si tratta di ciò far vedere chi sono attraverso anche le cose che faccio, come mi comporto? Non lo so, essendo molto eccentrica su alcune cose… a volte lo manifesto anche con l’abbigliamento, con cose estetiche.

I: E ti sei mai sentita giudicata in questo, cioè nel senso come se qualcuno, guardandoti vedendo come ti poni, come ti mostri? 

F: Sì, sì, tantissimo e tante volte è capitato, ma sia a Perugia che no. Classiche battute oppure… gli sguardi strani, oppure a determinate persone con cui parlo che… vabbè, sono persone che sicuramente avranno pensieri molto lontani dai miei che si espongono giudicando tanto l’abbigliamento delle persone.

I: E secondo te in che modo la società potrebbe essere più inclusiva con la popolazione, con i cittadini in generale, con le persone? 

F: Sicuramente non… limitando, per esempio, faccio l’esempio dei posti di lavoro, se vedono una persona non lo so… piena di tatuaggi o coi capelli colorati, quella persona non viene assunta, ma… magari invece quella persona è veramente la migliore tra i candidati. Quindi potrebbe essere una città più inclusiva, dando più opportunità anche a chi appunto… con il proprio corpo manifesta cose un po’ più eccentriche, un po’ più creative; quindi, superando quelli che possono essere dei pregiudizi fisici o uno appare in generale.

posso dire appunto, tante volte sugli autobus ho visto magari l’autista chiedere il biglietto a persone che erano un po’ più o estroverse, oppure che erano di un’altra etnia e magari non con tutti gli altri passeggeri. Quindi questo, questa è solo una, cioè è una conseguenza di un modo di pensare che fa parte della città stessa, quindi probabilmente una poca elasticità dal punto di vista mentale, tra virgolette, come se fosse tipo poco tollerante nei confronti degli altri. Poi anche il fatto che le persone, cioè metti sia questo, sia il fatto che le persone di Perugia non sono così tanto espansive, così tanto inclusive… mi hanno fatto avere quest’idea della città.

 

F: Si sì sì. Esatto, per esempio anch’io sono qui da 5 anni, ma tutte le mie amicizie sono di persone che vengono fuori dalla città, non sono mai riuscita ad avere un legame o un non lo so, anche minimo, con persone del posto.

I: E dal punto di vista lavorativo quanto ti sei trovato a tuo agio? 

F: Sinceramente dipende dalle persone con cui mi son trovata e molte persone non erano di Perugia e quindi alcune persone che venivano da fuori mi sono trovata bene mentre ho notato che le persone del posto, anche se ti vedono in difficoltà oppure con una determinata problematica, non si interessano minimamente ognuno fa il suo, ognuno sta per le sue e basta.

 

Y: Mi chiamo Yuan Jingjing, ho 24 anni e sono uno studente dell’Accademia di Belle Arti di Perugia.

Y: Sono nato nella città di Oh, oh, è la mia casa ah, la mia casa è a Wuhan, in Cina, è un posto con un sacco di buon cibo.

Y: Penso che Perugia sia antica e bella, ma camminare è faticoso, ci sono troppe salite.

Y: Perugia è un luogo inclusivo o valorizza ogni cittadino per quello che è? Penso che dovrebbe essere inclusivo, perché a Perugia ci sono italiani, cinesi, giapponesi, pakistani, neri e zingari.

Y: Penso che il problema sia che a Perugia ci sono cartelli stradali, pubblicità e trasmissioni radiofoniche, perché sono solo in italiano, nemmeno in inglese, e alcuni non sono di buona qualità, per esempio sugli autobus e sui treni; quindi, non abbiamo tempo di ascoltare cosa significano, dobbiamo solo chiedere agli italiani intorno a noi.

 

Y: Pregiudizio è una parola che credo si riferisca agli stereotipi e alla discriminazione specifica. Non ne sono particolarmente sicuro.

Y: È abbastanza importante, se non mi dà una prima impressione particolarmente buona, è probabile che non interagisca più con lui. Molto importante, potrebbe essere determinante per la mia volontà di continuare a interagire con la persona in seguito.

Y: Il pregiudizio, per Perugia è nella rete di interazioni, cosa significa rete di interazioni? Significa qualche attività di interazione particolare? Dovrebbe avere un effetto, no? Non mi piace andare nei ristoranti indiani, per esempio, sento che il cibo non sarà particolarmente buono e quando si guarda a Google Maps i ristoranti indiani hanno punteggi bassi. Dovrebbe avere un impatto, ad esempio non mi piace andare nei ristoranti indiani, non credo che il cibo sia troppo buono e i ristoranti indiani su Google Maps hanno un punteggio molto basso.

 

Y: Per me dovrebbe significare ah, stili di abbigliamento ed etnia, credo, se il ragazzo di colore alla stazione di Perugia, all’improvviso, venisse verso di me, scapperei di sicuro lol. Il modo in cui parliamo, lo stile di abbigliamento e la razza della persona; penso che se una persona di colore alla stazione ferroviaria mi viene incontro all’improvviso, la eviterò sicuramente.

 

Y: Ehi, questa domanda, questa domanda non ho modo di conoscere me stesso, qual è il mio vero io? Non riesco a capire, non riesco a rispondere. Mi sento perplesso e non riesco a rispondere.

 

Y: Rispetto della dignità di genere, cosa significa questa dignità di genere? Non so rispondere. Non capisco questa domanda: cos’è la dignità di genere?

Y: L’età ha un effetto sul lavoro, vero? I giovani sono pieni di energia e hanno appreso molte nuove competenze e conoscenze, mentre gli anziani non hanno tante nuove conoscenze, ma hanno molta esperienza lavorativa. Sicuramente i giovani sono pieni di energia e imparano un sacco di cose nuove, ma le persone più anziane hanno una maggiore esperienza lavorativa.

Y: Questo no, perché non credo in nessuna religione.

Y: Lo stereotipo più comune è l’idea che, come l’acquisto di altoparlanti o qualcosa del genere, vediamo, per esempio, che i ragazzi sono più adatti ai lavori manuali rispetto alle ragazze?

Y: È diffuso dai mass media? Beh, credo che abbia avuto un certo effetto su di me, perché ne sono stata influenzata, almeno il mio modo di vestire è già un po’ cambiato, e credo che oggigiorno ci siano molte notizie drammatiche che sono totalmente progettate per fomentare conflitti tra uomini e donne l’uno contro l’altro. Penso che oggi molte fiction e telegiornali fomentino i conflitti tra uomini e donne. Per lo meno il mio modo di vestire è cambiato.

Y: Le persone con un’identità di genere unica sono gay o lesbiche? Non importa, finché non influisce sulla mia vita o sul mio lavoro, va tutto bene, no? La mia identità di genere è decisamente femminile e mi piace guardare i ragazzi carini. Significa LGBTQ? Non importa, purché non influisca sulla mia vita. La mia identità di genere? Sicuramente femminile, mi piacciono i ragazzi sexy.

 

Y: Sun, ci siamo già incontrati e ne abbiamo parlato, durante la nuova epidemia di coronavirus, abbiamo dovuto indossare le mascherine per due anni, io vivevo ancora a Perugia all’epoca, e quando uscivo a comprare le cose, c’erano spesso alcuni vecchi italiani o donne che ci inseguivano maledicendoci, dicendoci cose come “tornate nella vostra patria barbara, siete un virus, siete un pezzo di merda”, e così via, cosa che tutti noi studenti cinesi conosciamo molto bene all’epoca, c’erano spesso alcuni vecchi italiani che ci maledicevano. Noi, studenti cinesi di allora, lo sapevamo bene, spesso alcuni vecchi italiani venivano a rimproverarci.

 

M: Sono Matteo, ho 22 anni e sono originario di Maratea, un piccolo paesino sulla costa della Basilicata. Attualmente sono uno studente universitario qui a Perugia, dove sto studiando economia. Al di fuori dell’università, mi piace girare per la città e godermi la vita universitaria. Amo anche la musica e suono la chitarra.

M: Crescere a Maratea è stato bello. È un posto magico, circondato da montagne e mare cristallino. La vita a Maratea è tranquilla e rilassante, ci sono sempre feste di paese, sagre di prodotti locali. E la gente è come fare parte di una grande famiglia, dove tutti si conoscono e si aiutano a vicenda. È un luogo pieno di storia e cultura, con antichi monumenti, moltissime chiese e tradizioni. Posso dire che Maratea è il mio posto speciale, anche se ora mi trovo a Perugia per studiare.

 

M: Devo dire che Perugia è una città affascinante. È completamente diversa da Maratea, ma ha il suo fascino. Anche Perugia è una città ricca di storia e cultura, con le sue antiche strade lastricate e sotto questo aspetto si avvicina molto a Maratea. Una delle cose che adoro di Perugia è la varietà artistica e musicale, infatti organizzano qui spesso eventi o festival. Mi piace anche l’atmosfera cosmopolita della città, con tutte queste varie comunità culturali e la presenza di studenti universitari provenienti da tutto il mondo. E poi devo essere sincero, anche il cibo non è niente male, infatti ho scoperto tanti prodotti locali, come la torta al testo e ovviamente il cioccolato Perugina. Perugia è diventata una seconda casa per me. È un luogo che mi ha dato l’opportunità di crescere, imparare e incontrare persone straordinarie.

 

M: Sono del parere che Perugia stia facendo tanti sforzi per essere inclusiva e rispettosa dell’identità di ciascun cittadino, ovviamente si può sempre migliorare come in tutto, non c’è limite. Ho visto diverse iniziative e programmi che cercano di promuovere l’inclusione e la diversità nella città, il che è positivo. Però, come in molte comunità, ci sono ancora sfide da affrontare. Credo che sia importante continuare a lavorare per creare un ambiente in cui ogni individuo si senta accettato e valorizzato per chi è, indipendentemente dalla loro provenienza, identità di genere, orientamento sessuale, religione o altro. Questo potrebbe significare migliorare l’accessibilità per le persone con disabilità, e sensibilizzare sulle questioni legate alla diversità culturale e

all’inclusione.

M: Per quanto ho potuto vedere finora, Perugia sembra essere abbastanza inclusiva e rispettosa delle diverse identità dei suoi cittadini. Una delle cose che Perugia potrebbe fare per essere più inclusiva è promuovere attivamente la diversità e l’uguaglianza attraverso programmi educativi e iniziative pubbliche. Ad esempio, potrebbe organizzare eventi culturali che celebrino le varie comunità presenti nella città e

sensibilizzino le persone sulle sfide e le esperienze delle minoranze. Ma anche ad esempio incoraggiare il coinvolgimento attivo dei cittadini nella vita politica e sociale della città potrebbe aiutare a garantire che le esigenze di tutte le persone siano prese in considerazione nelle decisioni e nelle politiche pubbliche.

M: Allora, facendo un esempio, il “pregiudizio” è come una barriera invisibile che distorce la nostra percezione delle persone o anche delle situazioni. È quando facciamo delle supposizioni su qualcuno prima ancora di conoscerlo davvero, basandoci su caratteristiche come l’aspetto fisico, l’origine etnica, la religione. È un po’ come

etichettare qualcuno senza nemmeno dargli una possibilità di dimostrare chi è davvero. Però è importante essere consapevoli di queste tendenze e cercare di superare i pregiudizi per aprirci a nuove persone.

M: Per me le prime impressioni sono importanti, ma non do loro troppa importanza. Voglio dire, è facile farsi un’idea sbagliata di qualcuno solo guardandolo o parlando per pochi minuti. Cerco sempre di dare alle persone il beneficio del dubbio e di conoscerle meglio prima di trarre conclusioni che poi risulterebbero affrettate. Alla fine, le prime impressioni possono essere fuorvianti, quindi preferisco dare alle persone la possibilità di mostrare chi sono veramente nel tempo, perché è proprio questo che serve per conoscere realmente qualcuno, il tempo.

M: In una città come Perugia, penso che il pregiudizio possa influenzare le interazioni tra le persone, anche se in misura diversa da situazione a situazione. È inevitabile che ci siano pregiudizi o stereotipi presenti nella società, e possono emergere anche nelle interazioni quotidiane tra i cittadini. Per esempio, potrebbe esserci un pregiudizio nei confronti degli stranieri o degli studenti universitari, che potrebbe influenzare la percezione e il trattamento che ricevono da parte dei residenti locali. Allo stesso modo, potrebbero esserci pregiudizi legati alla classe sociale o all’orientamento sessuale. Però alla fine, penso che Perugia sia anche una città abbastanza aperta e progressista, dove c’è una certa tolleranza e accettazione della diversità.

M: Sì, penso che ci siano un sacco di cose che possono influenzare il nostro modo di giudicare e comportarci verso gli altri. Tipo, l’aspetto esteriore di una persona può avere un impatto, giusto? Magari se qualcuno ha un look stravagante o si veste in modo

diverso, potremmo formarci un’opinione su di loro basata solo su quello, anche se non è giusto. Poi c’è l’educazione e le esperienze personali, che ci insegnano cosa è

“giusto” e cosa è “sbagliato” secondo noi. Anche i pregiudizi che abbiamo assorbito dalla società possono influenzare il nostro giudizio. Insomma, ci sono un sacco di fattori in gioco che possono plasmare il nostro modo di vedere gli altri e di comportarci verso di loro. Ma credo che sia importante essere consapevoli di queste influenze e cercare di essere il più aperti e tolleranti possibile, perché alla fine, siamo tutti umani e meritiamo rispetto e comprensione.

 

M: Guarda, penso di aver sempre cercato di essere abbastanza autentico nella mia vita quotidiana. Vuoi dire, non è sempre stato facile. Ci sono stati momenti in cui ho avuto paura di essere giudicato o di non essere accettato per chi sono veramente, quindi forse ho nascosto alcune parti di me stesso. Ma nel complesso, sto imparando che è importante essere fedeli a se stessi e mostrare agli altri chi sei davvero.

 

M: Penso che per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto, dobbiamo lavorare sia individualmente che collettivamente. A livello personale, è importante essere consapevoli dei nostri comportamenti e linguaggio, evitando stereotipi di genere e trattando tutti con rispetto e parità. A livello sociale, dobbiamo promuovere politiche e norme che sostengano l’uguaglianza di genere. Ciò significa sostenere leggi contro la discriminazione di genere sul posto di lavoro e nella società, assicurandoci che le persone di ogni genere abbiano le stesse opportunità e diritti. Inoltre, dobbiamo educare gli altri e noi stessi sull’importanza del rispetto e dell’uguaglianza di genere.

Questo potrebbe avvenire attraverso programmi educativi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione e l’uso dei social media per diffondere messaggi positivi sull’uguaglianza di genere. Infine, è essenziale sostenere e partecipare attivamente a movimenti e organizzazioni che lottano per i diritti delle donne e di tutte le persone LGBTQ+ e lavorare insieme per dare una mano e permettere che tutto ciò sia possibile.

 

M: Secondo me, l’età di una persona non dovrebbe pregiudicare la sua competenza lavorativa, ma purtroppo a volte succede. Ci sono stereotipi diffusi che associano la giovinezza all’inesperienza e alla mancanza di competenza, mentre associamo l’età più avanzata con la saggezza e l’esperienza. Ma non è sempre così. In realtà, la competenza lavorativa non dipende dall’età, ma dalle esperienze, dalle competenze e dalla dedizione di una persona. Ci sono giovani che sono incredibilmente competenti e

talentuosi nel loro lavoro, così come ci sono persone più anziane che sono altrettanto capaci e qualificate. Penso che sia importante sfidare questi preconcetti e valutare le persone in base alle loro capacità e alla loro performance effettiva sul posto di lavoro, anziché basarsi solo sull’età. Le aziende e le organizzazioni dovrebbero promuovere una cultura che valorizzi il contributo di tutti, indipendentemente dall’età, e offrire opportunità di crescita e sviluppo professionale a persone di tutte le età.

 

M: Ci sono diversi stereotipi che si sentono in giro, specialmente nell’ambiente che frequento qui a Perugia. Uno dei più diffusi potrebbe essere quello che riguarda le persone che frequentano il centro storico rispetto a quelle che vivono nei quartieri periferici. C’è questa percezione che chi vive nel cuore della città, circondato da

monumenti storici e negozi di lusso, sia più raffinato, sofisticato e magari anche un po’ snob. D’altro canto, si pensa spesso che chi vive nelle zone periferiche, lontano dal caos del centro, sia più semplice e alla mano. Questo divide la città in una sorta di dualismo: da una parte il centro storico, con le sue vie lastricate e i palazzi storici, e dall’altra i quartieri più periferici, con le loro strade tranquille e le case più moderne. Questo divide spesso anche le persone, creando stereotipi e pregiudizi basati solo sulla posizione geografica. Ma anche se può esserci una certa verità di base in questi cliché, è sbagliato generalizzare e giudicare le persone in base al quartiere in cui vivono. Ognuno ha la propria storia, personalità e sfumature, indipendentemente dalla loro

posizione geografica.

M: Beh, guarda, i media giocano sicuramente un ruolo importante nel plasmare le nostre idee su cosa significhi essere un uomo o una donna. Crescendo, siamo esposti a tonnellate di immagini e storie che ci dicono come dovremmo comportarci in base al nostro genere. Ad esempio, gli uomini sono spesso raffigurati come muscolosi, coraggiosi e non emotivi, mentre le donne sono viste come dolci, gentili e concentrate sulla bellezza. Anche se negli ultimi anni ciò sta cambiando radicalmente, ponendo entrambi quasi sullo stesso piano. Ma comunque questi stereotipi possono influenzare la nostra percezione di noi stessi e degli altri, e possono anche limitare le nostre possibilità di esprimere pienamente chi siamo. Personalmente, mi sono reso conto che questi stereotipi non rappresentano la realtà. Voglio dire, io stesso sono un mix di diverse qualità e non mi sento obbligato a conformarmi a uno specifico modello di mascolinità solo perché è quello che i media spesso ci mostrano. Quindi, sì, i media hanno avuto un impatto sulla mia percezione di genere, ma ho imparato a prendere ciò che vedo con un pizzico di sale e a trovare la mia strada nel definire chi sono veramente, Indipendentemente da ciò che mi viene detto.

M: Penso che nella società odierna, dove si celebra sempre di più l’individualità e la diversità, sia paradossale che avere un credo religioso possa ancora essere motivo di pregiudizio o discriminazione. Ciò potrebbe essere dovuto a una serie di fattori.

Innanzitutto, la religione spesso si intreccia con tradizioni culturali e valori personali che possono variare notevolmente da una persona all’altra. Questa diversità può essere mal interpretata o fraintesa da chi non condivide lo stesso credo, portando a preconcetti o generalizzazioni. Inoltre, la storia ha visto conflitti e tensioni alimentate da differenze religiose, il che potrebbe portare alcune persone a essere più sospettose o avverse nei confronti di coloro che seguono una fede diversa dalla propria. Inoltre, alcuni individui potrebbero percepire il credo religioso come una minaccia alle proprie convinzioni personali o al proprio stile di vita, portandoli a manifestare pregiudizi nei confronti di coloro che seguono una religione diversa. Tuttavia, è importante riconoscere che il rispetto per la libertà religiosa è un principio fondamentale in una società pluralistica e democratica. Ogni individuo ha il diritto di praticare la propria religione o credo, purché non danneggi gli altri.

 

C: Mi chiamo Caiyi Wang, ho 20 anni e sono una matricola a Perugia.

C: Sono nato a shenyang, nel nord della Cina.

C: Perugia è una città piccola ma tranquilla, non c’è molta gente, mi piace..

C: Penso che Perugia dovrebbe, in un certo senso, inclusiva, per me ci sono molti stranieri a Perugia.

C: Non ne sono molto sicura, sono arrivata a Perugia da poco tempo.

C: Pregiudizio odio le persone con caratteristiche specifiche, ad esempio odio le persone di colore.

C: Era piuttosto importante. Se la prima impressione fosse negativa, non lo incontrerei più.

I: Secondo te quanto il pregiudizio influisce tra la rete d’interazioni della città di Perugia?

C: Bhe, ha un impatto. Non ci si avvicina alla stazione ferroviaria la sera perché ci sono molte persone di colore.

I: Quali sono secondo te, le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento verso gli altri? 

C: Etnia senza nemmeno pensarci, starei decisamente alla larga da quelle persone di colore.

I: Nella vita di tutti i giorni sei sempre riuscita\o a manifestare quello che realmente sentivi di essere? 

C: Si può essere più espressivi di sé stessi quando si è compagni di amici, credo.

 

C: Non capisco la domanda.

C: Beh, le parole delle persone più giovani sono più capaci di imparare, beh, un po’ più popolari, credo. E poi… le persone anziane sono più tradizionali, più all’antica.

 

C: No, non ho una religione.

 

C: Se in un posto ci sono persone di colore, in genere non si passa molto tempo in quel quartiere. Io non voglio assolutamente stare vicino a loro.

 

C: Beh, per me, probabilmente, un po’ di influenza, seguirei i video di alcuni blogger per imparare a indossare alcuni modi di vestire.

 

C: Va bene se non influenza gli altri.

 

C: No, sono in Italia da poco.

 

L: Il mio nome è Li Bing, ho 34 anni e faccio il cuoco di ristorante cinese.

I: Parlami della città in cui sei nato\cresciuto.

L: Sono di Chengdu, Sichuan.

I: Che rapporto hai\cosa pensi della città di Perugia? 

L: Penso che Perugia sia bella e rilassata per le persone che amano un ritmo più lento. Penso che sia perfetta per le persone di mezza età come me, perché di solito sono molto impegnata con il mio lavoro e raramente ho tempo per rilassarmi.

 

L: Penso che sia inclusiva, si possono vedere persone di tutti i Paesi all’ora di cena nel ristorante cinese. Anche se le persone di ogni Paese provengono da culture diverse, possono essere buone amiche e cenare insieme!

L: Alcuni degli avvisi importanti sono solo in italiano e quando torno a casa dal lavoro non ho la forza di tradurre gli avvisi in italiano. Se questi avvisi potessero essere redatti in più lingue, la nostra vita quotidiana sarebbe molto più semplice!

I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”. 

L: Per me, forse è odiare alcune persone senza motivo? O forse è un disaccordo tra due persone che hanno opinioni diverse su un argomento.

L: È molto importante: se ho una prima impressione negativa di una persona, non cercherò più di interagire con lei. Se ho una prima impressione negativa di una persona, non cercherò di socializzare di nuovo con lei, perché per chi, come noi, è impegnato nel lavoro, non ha molto tempo ed energia per socializzare.

L: Alcuni italiani pensano che il cibo cinese sia solo piccante, ma noi abbiamo un cibo molto leggero, il cibo cinese è molto vario, abbiamo tutti i tipi di cibo.

L: L’etnia e l’occupazione. Per esempio, non prestiamo molta attenzione agli italiani quando vengono al ristorante, ma se si tratta di un uomo di colore con vestiti stracciati, mi preoccuperei che possa saltare il conto a causa di un incidente simile accaduto in precedenza.

L: Penso che per persone come noi sia sufficiente poter lavorare sodo e guadagnare un po’ di soldi per mantenere le nostre famiglie e i nostri figli.

 

L: In quali situazioni? Penso che questo tipo di cose sia molto normale al giorno d’oggi, a parte questo non so cosa dire.

 

L: I giovani possono essere molto obbedienti perché sono appena entrati nel mondo del lavoro, ma gli anziani possono essere molto testardi, si sentono sempre più esperti e quindi vogliono seguire solo le loro idee.

I: Vi siete imbattuti in situazioni in cui le persone sono trattate in modo diverso a causa del loro credo religioso? 

L: Questo no.

 

L: Diffidare dei neri e degli zingari in Nord Africa, soprattutto quando sono in gruppo, perché la maggior parte del tasso di criminalità proviene da questo gruppo.

L: Non ha avuto un grande impatto su di me.

 

L: Penso che la società sia ancora molto rispettosa e tollerante nei confronti di questo tipo di persone, perché la maggior parte delle persone che incontro ne discute con loro, invece di respingerle in toto.

L: Ai tempi del COVID, c’erano italiani che amavano farci gesti con la maschera e poi scappavano via con una grande risata. Oppure si coprivano il naso con le maniche quando vedevano noi cinesi, addirittura ho sentito che un amico intorno a me è stato picchiato da italiani senza motivo e ha rimproverato ai cinesi di aver portato il COVID in Italia.

 

L: Mi chiamo Li Shen, ho 28 anni e di professione faccio l’operaio.

 

L: Sono nato a Shandong. La mia città è molto bella, mi piace molto.

L: Perugia è una città molto bella, e poi è una città di montagna, non ho mai vissuto in una città di montagna, questa è la mia prima volta.

 

L: È inclusiva, vedi, ci sono tanti posti diversi a Perugia, ci sono ristoranti di posti diversi e supermercati di proprietà di persone diverse.

L: Non ci ho mai pensato.

L: La parola pregiudizio significa stereotipo. Stereotipi di ciò che non capiamo.

I: Quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni? 

L: Credo che la prima impressione. In parte ha un peso nel riconoscimento, credo, ma… Beh, non del tutto.

 

L: Dovrebbe avere una certa influenza, ma. Beh, non ha un ruolo decisivo.

 

L: Penso che sia la bontà o la cattiveria del comportamento di una persona. Ops, in pubblico potrebbe essere così. Ah. Beh, penso che sia il giudizio su colui che causerà, causerà un effetto su di me è il bene o il male delle qualità di questa persona.

 

L: Non credo.

 

L: Non capisco la domanda.

L: Ah, sicuramente influisce, dopo tutto, sulle persone più giovani. Ah, possono svolgere più lavori. Le persone più anziane possono avere ogni sorta di problemi fisici e svolgere meno lavoro.

L: No.

L: Più lavori e più ottieni, meno lavori e meno ottieni.

L: Nessun impatto.

 

L: Hmm… Riconoscimento. Non lo so, sto divagando.

 

L: No, nessuno mi maltratta.

 

Z: Il mio nome è Zhang Jianguo, ho 62 anni, non svolgo un lavoro in particolare ma ho degli appartamenti qui a Perugia che affitto a studenti.

 

Z: Shaanxi, nella provincia di Xi’an, Cina.

Z: Penso che Perugia sia abbastanza adatta a un uomo anziano come me che ama lo sport, camminare è molto simile a scalare una montagna, l’aria è molto buona e ogni mattina, quando mi alzo per andare a correre, posso incontrare molti italiani che fanno una passeggiata al mattino.

Z: Penso che sia tollerante, ogni volta che passeggio nel centro storico incontro persone di tutte le nazionalità e turisti di diversi Paesi!

Z: Non è molto accogliente per gli anziani che non possono muoversi facilmente, è troppo facile scivolare ed è sempre difficile camminare in salita dopo la pioggia o il gelo.

I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”. 

Z: Significa odiare le persone con determinate caratteristiche, ad esempio la vecchia signora italiana che abita di fronte a casa mia odia le persone di colore, segretamente anch’io, scriviamo anche questa frase, perché le ho sempre trovate molto pericolose.

 

Z: Do molta importanza alla prima impressione, le persone anziane come me hanno visto così tanti tipi di persone diverse che mi sono fatto un mio giudizio.

Z: Sì, alcune aziende e progetti edilizi assumono raramente stranieri, cosa che capisco perché quando ho iniziato a lavorare in Italia, ho fatto molti scherzi ed errori a causa della lingua, che hanno ritardato il lavoro dei miei colleghi.

 

Z: Penso che siano il comportamento e l’occupazione. Se qualcuno non ha un lavoro un reddito ed è sempre rumoroso e ubriaco, è davvero fastidioso!

 

Z: Che cos’è? Non riesco a capire questa domanda, mi dispiace.

Z: Non capisco la domanda.

 

Z: Una persona giovane ha un cervello flessibile ed è paziente, ma una persona anziana può essere impaziente.

Z: No, non ho una religione, è troppo fastidioso.

Z: Penso che sia stare alla larga dalle persone che sembrano pericolose.

Z: Non ha avuto un grande impatto su di me.

Z: Penso che Perugia sia abbastanza inclusiva, alcuni dei miei inquilini sono due coppie di ragazze o due coppie di uomini.

Z: Prima, mentre tornavo a casa, un italiano ubriaco ha continuato a seguirmi e ad insultarmi verbalmente finché non sono arrivata alla porta di casa, dove continuava a imprecare. Si è persino mosso per cercare di lanciarmi addosso una bottiglia.

 

L: Mi chiamo Liu Jin, ho 20 anni, sono studente dell’Accademia d’Arte di Perugia.

L: Shandong, la città natale di Confucio.

 

L: Penso che Perugia sia bella ci sono molti edifici storici.

L: Penso che sia tollerante perché nell’Università per Stranieri di Perugia ci sono molti studenti di diverse nazionalità e molti di loro studiano le lingue nelle stesse classi.

L: Le strade di Perugia mancano di percorsi guida per aiutare i non vedenti, sono quasi inesistenti.

L: Forse è odiare, escludere determinate persone? Non ne sono sicuro, è sempre e solo il non accettare un certo tipo di persona.

L: Credo sia abbastanza importante, perché sono in Italia da poco tempo e se non faccio le amicizie giuste questo mi condizionerà.

L: Si, per esempio non mi piace andare nei minimarket pakistani, non credo che la loro merce sia abbastanza buona e l’ambiente è piuttosto sporco.

L: Penso che siano l’aspetto e le maniere, se sono per strada e voglio chiedere indicazioni a qualcuno, sceglierei sicuramente un italiano piuttosto che un nero o uno zingaro.

L: Non sempre, lo faccio quando sono con i miei amici ma non fuori casa, credo che debba basarsi sulle diverse circostanze.

 

L: Non capisco la domanda.

 

 

L: I giovani hanno più forza fisica e pazienza, gli anziani hanno più esperienza.

 

L: No, non ho una religione.

L: Sui mezzi pubblici, attenzione agli zingari che si avvicinano o alle persone che non hanno un aspetto normale.

L: C’è un leggero impatto, alla mia ragazza piace imitare il comportamento e il modo in cui si veste in alcuni video. Mi dà fastidio perché alcune cose e abiti non sono adatti a noi.

L: Penso che vada bene senza influenzare le altre persone. La mia identità di genere? Maschio, ho una ragazza.

L: Sono in Italia solo da 5 mesi e non ho avuto molte esperienze particolari. Ma una volta, mentre tornavo a casa da scuola, un uomo di colore mi ha detto qualcosa che non ho capito e mi ha fatto sentire un po’ spaventato.

 

W: Sono Wang Caiyi, ho 20 anni, sono uno studente dell’Accademia d’Arte di Perugia.

W: Harbin.

W: Penso che Perugia sia bella e diversa da molte città della Cina, sono ancora molto curioso di conoscere questo lato della città.

W: Penso che Perugia sia tollerante, ci sono italiani, cinesi, giapponesi, spagnoli all’Istituto di Belle Arti di Perugia, e non si escludono a vicenda o non si rispettano.

W: Sono nuovo qui, non lo so.

W: Odio le persone con caratteristiche specifiche, per esempio odio gli zingari perché sono stata derubata da uno zingaro il mio primo giorno in Italia.

W: Sì, è importante, se ritengo che la persona sia scortese o irragionevole non la contatto più.

 

W: Secondo me il pregiudizio influisce sulla rete di contatti a Perugia. La sera non vado quasi mai al ristorante vicino alla stazione perché ci sono troppe persone di colore e ne ho molta paura.

 

W: Etnia, oggi scelgo di andare in giro quando vedo una persona di colore perché a noi studenti cinesi appena arrivati in Italia fanno paura.

W: Ci vuole un ambiente specifico, per esempio lo faccio quando sono con il mio ragazzo o con gli amici, ma non a scuola o all’aperto.

W: Non capisco la domanda.

W: I giovani sono più capaci di imparare e di cogliere le tendenze, gli anziani sono un po’ più antiquati ma tendono ad avere più esperienza.

 

W: No, non ho una religione.

 

W: Se in un posto ci sono troppi mocassini, penso che il posto sia pericoloso ed è meglio starne alla larga.

 

W: Sì, mi piace imitare il comportamento e il modo di vestire di alcuni video.

 

W: Penso che vada bene senza influenzare le altre persone. La mia identità di genere? Femmina, ho un fidanzato.

W: Una cosa che mi fa sentire confusa è che a volte, mentre cammino normalmente per strada, alcuni stranieri mi dicono parole e linguaggi strani e si mettono a ridere e io non capisco cosa vogliano dire.

 

W: Sono Wang Caiyi, ho 20 anni, sono uno studente dell’Accademia d’Arte di Perugia.

W: Harbin.

W: Penso che Perugia sia bella e diversa da molte città della Cina, sono ancora molto curioso di conoscere questo lato della città.

W: Penso che Perugia sia tollerante, ci sono italiani, cinesi, giapponesi, spagnoli all’Istituto di Belle Arti di Perugia, e non si escludono a vicenda o non si rispettano.

W: Sono nuovo qui, non lo so.

W: Odio le persone con caratteristiche specifiche, per esempio odio gli zingari perché sono stata derubata da uno zingaro il mio primo giorno in Italia.

W: Sì, è importante, se ritengo che la persona sia scortese o irragionevole non la contatto più.

 

W: Secondo me il pregiudizio influisce sulla rete di contatti a Perugia. La sera non vado quasi mai al ristorante vicino alla stazione perché ci sono troppe persone di colore e ne ho molta paura.

 

W: Etnia, oggi scelgo di andare in giro quando vedo una persona di colore perché a noi studenti cinesi appena arrivati in Italia fanno paura.

W: Ci vuole un ambiente specifico, per esempio lo faccio quando sono con il mio ragazzo o con gli amici, ma non a scuola o all’aperto.

W: Non capisco la domanda.

W: I giovani sono più capaci di imparare e di cogliere le tendenze, gli anziani sono un po’ più antiquati ma tendono ad avere più esperienza.

 

W: No, non ho una religione.

 

W: Se in un posto ci sono troppi mocassini, penso che il posto sia pericoloso ed è meglio starne alla larga.

 

W: Sì, mi piace imitare il comportamento e il modo di vestire di alcuni video.

 

W: Penso che vada bene senza influenzare le altre persone. La mia identità di genere? Femmina, ho un fidanzato.

W: Una cosa che mi fa sentire confusa è che a volte, mentre cammino normalmente per strada, alcuni stranieri mi dicono parole e linguaggi strani e si mettono a ridere e io non capisco cosa vogliano dire.

 

G: Sono Gaia Giorgetti, vivo a Perugia, lavoro cioè svolgo mansioni lavorative non studentesche. Ecco questo faccio, cioè ho lavoro fisso.

G: Perugia? È una città molto bella a livello culturale e artistico soprattutto. Strutturata. Non so come dire molto bene. Però gestita molto male, pochi fondi, poche cose da fare per i giovani. Poche opportunità per qualsiasi tipo di persona si trasferisse qua.

G: È la città in cui sono nata, quindi. Cioè uhm, rimane sempre una parte importante sempre, cioè la vedrò sempre come città natura, cioè Natale, ma uhm. Sicuramente non ci sarà una città che cioè sarà presente nel mio futuro, cioè se non so, cioè se non solo legata a livello familiare, OK?

G: No, no, no, cioè quasi, cioè allora. Per quanto riguarda ci sono associazioni che possono fare questo, che si trattano anche di livello politico, che. So nelle effettive nell’effettivo fanno qualcosa a livello sociale, che però sono poco ascoltata a Perugia il fatto qual è? Che, come singolo, si fa poco per l’altro, si ascolta poco l’altro. Se non. Si conosce l’altro, si ha paura oppure poca fiducia? Quindi ciò porta a completamente esentarsi dalla vita delle altre persone, quindi è molto poco inclusiva, quasi. Città di gruppo quindi c’è un gruppo che non frittu, cioè se frequentano tra di loro, tu non puoi frequentare e il tuo gruppo si frequentano di loro e non vuole frequentare altri gruppi al di fuori di loro stessi. Quindi ecco poco integrativa.

G: Crea qualcosa in ambito sociale che possa attirare i giovani, come? E eventi all’interno di spazi, se dovrebbero esserci sociali anche solo tipo presentazioni di libri in biblioteca oppure qualcosa in ambito musicale. Non ti parlo di eventi perché ovviamente sarebbe difficile gestire eventi nell’effettivo, magari poi anche per quanto riguarda il dispendio economico, però un qualcosa che includa anche a livello culturale, ma che possa portare giovani a oltre a crescere, ma cioè accrescersi mentalmente. Anche socialmente, cioè nel senso. Una cosa che te spinga sia, conosci gli altri che conosce, tipo il resto e te stesso tipo una roba del genere?

G: Pregiudizio a, come dice la parola prima del giudizio, quindi cioè il giudizio finale, quindi è qualcosa che è defacciata, che però comunque descrive. La situazione o la persona o quello che si pregiudica, insomma.

G: Dà ma al massimo possibile, cioè tendenzialmente se sei una persona che reputo, mmh… non so, dal primo impatto mi piaci, io ti parlo se non mi piaci dal primo impatto. Io non ti parlerò mai, noi non avremo nessun tipo di rapporto.

G: Ah Eh sì, è un comportamentale attitudinale nel senso come t’approcci, come parli, se t’avvicini troppo la prima volta che ci conosciamo per me sei un po’ fuori dal contesto. Ecco…

G: Sì, sì, al massimo, non solo un pregiudizio personale, influisce molto anche quello razziale. Cioè non sto dicendo che Perugia è razzista, però che c’è comunque un pregiudizio che viene dato soprattutto dalla parte più vecchia di Perugia che è rimasta più retrogada e con tanti pregiudizi. Insomma, a Perugia il pregiudizio presente sarà sempre presente.

G: Allora non saprei dire, cioè nel senso, se parli del singolo son quelle caratteriali, comportamentali se parli del sociale ci sono tante caratteristiche, tipo, faccio un esempio, c’è un ragazzo che lavora con me, che è peruviano, che è molto sveglio, sa poco l’italiano, però. Cioè non è che sa poco l’italiano,perchè non c’ha un vocabolario troppo ampio. E viene così tanto pregiudicato, da non riuscire a trovare casa  perché i perugini non si fidano di averelo dentro casa. Quindi se tu non sai parlare italiano o sei di un’altra nazionalità automaticamente avrai problemi a trovare lavoro, o nel trovare casa.

G: No, cioè adesso sì, magari perché ho un pensiero completamente differente, non provo interesse rispetto a ciò che pensa la gente perché mi sono creata… Cioè che poi questo non è del tutto vero, però per quanto riguarda questioni personali mi sono creata il mio essere che è solo mio e non giudicabile dagli altri. Però negli anni sì, molte persone che magari erano in una condizione economica più elevata oppure gli stessi ragazzi che magari erano più frequentati all’interno di spazi o comunque che ne so, anche all’interno delle scuole, magari ragazzi più conosciuti… Io insomma mi sono sempre molto sentita, molto giudicata rispetto sia all’aspetto, che allo spazio sociale, quindi economico e quant’altro.

G: Principalmente informà i ragazzi però informarli non secondo determinate logiche, cioè informarli e basta su un qualsiasi tipo di informazione, che non sia sbagliata ovviamente, cioè. Mmh, che non venga principalmente dalle istituzioni, ma che venga anche dal singolo, cioè non solo. Cioè l’informazione è la base, ma non può essere fatta solo dal singolo.

G: Cioè per quanto riguarda l’esperienza, perché un giovane che appena appena finita la scuola è normale che non abbia esperienza lavorativa, se vedi magari la persona di trent’anni sai che comunque per campasse deve lavorà, quindi qualcosa avrà fatto cioè se tratta principalmente de esperienza. Però forse c’è po’ troppo giudizio rispetto ai ragazzi che iniziano a lavorare.

G: Mmh… si, è sentito principalmente dai giovani però sempre rispetto al lavoro che svolgi, dipende dalle mansioni, però sì, principalmente dai ragazzi.

G: Allora di esperienze personali no, le ho sempre sentite se non di persona da qualcun altro. Comunque ci sono un sacco di discriminazioni, a livello sociale, per quanto riguarda le regioni, magari qua a Perugia un po’ meno nella mischia dei giovani, perché ovviamente c’è un po’ più consciousness capito.

G: Sì, però alcune battute… dire tanto lui è un albanese o in tunisino oppure sti marocchini di merda. Nel senso quello, è anche giudicare la persona, rispetto alla cultura. Oppure parli di non so l’Islam, cioè gli islamici, i musulmani sono tutti i terroristi. Ecco questo.

G: Stereotipi… gli stereotipi attuali che magari son presenti in ambito perugino, è lo stereotipo del ragazzino coi soldi del papà che riesce a fa tutto con i soldi passati dai genitori, oppure c’è dall’altra parte il ragazzetto che spaccia o che sta in mezzo a una strada che diciamo ha avuto un cazzo nella vita, cioè queste sono stereotipi che mi vengono in mente.

 

G: Sì. Ma diciamo il 50%, cioè più a livello esteriore. ha generato un cambiamento in me

G: Sì, esatto.

G: Si, quand’ero piu piccola, per l’aspetto fisico, poi c’ho avuto proprio dei problemi per quanto riguarda problemi di comprensione, cioè ho dei problemi di comprensione che non ha saputo accettare. Ci sono state persone veramente discriminanti in vita mia che mi hanno fatto sentire stupida e non in grado di svolgere determinate cose,

G: Boh, cerco di accogliere il massimo possibile ed essere in grado di capirli, di accettarli. Il buono sta anche nel trovare il confronto e che non sia per forza un confronto acceso, che sia un confronto d’accrescimento culturale e di apprezzare anche il pensiero altrui, per quanto diverso dal tuo.

G: Perché c’è più appoggio tra i cittadini, cioè non so magari un aiuto maggiore tra il singolo al singolo, cioè se si parla di inclusività, si parla anche di creare rapporti umani. Ma se si parla di inclusività si parla di aiutà anche quello che è messo peggio, ma non te parlo solo di singolo ma te parlo di gruppo te parlo di persone che si incontrano su un posto pe’ stà insieme nell’effettivo e non perché si conoscono da una vita.

G: Sì, dico l’inclusione in tutto e per tutto, di qualsiasi tipo di genere, di qualsiasi tipo d’età, di qualsiasi tipo di carattere…

G: Esatto, cioè se no, se finisce a sta in casa rinchiusi perché non si ha niente da fare, non si vuole vedere nessuno perché non ti senti capito, è apprezzato, accettato da nessuno.

 

I: Presentati, parlami di te, (nome, età, cosa fa nella vita…)  A: Mi chiamo Andrea e vengo da Cirò Marina, un paesino in provincia di Cosenza. Ho 27 anni e mi sono trasferito qui a Perugia da quando ne avevo 13, perché i miei genitori sono venuti qui per lavoro. Io invece lavoro come barbiere da quando ho terminato gli studi. Spesso mi piace girare per il centro di Perugia con i miei amici, e nel tempo libero faccio Palestra. I:Parlami della città in cui sei nato\cresciuto. A: Cirò Marina è in Calabria, sul mare. Amo il mio paese, sicuramente perché ci sono nato, ma soprattutto perché ho lasciato lì tutti i miei parenti e amici. Mi piace perché lì fa sempre molto caldo e perché soprattutto essendo sul mare, ce l’ho sempre sott’occhio e ciò mi rende sempre allegro e di buon umore. I:Che rapporto hai\cosa pensi della città di Perugia?  A: Perugia ormai come dettoprima, la vivo ormai da anni e devo dire che è una città fantastica. È una di quelle città universitarie, piene di studenti che vengono da qualsiasi regione. La parte vecchia della città è molto affascinante, e poi ci sono anche un sacco di cose da fare qui. I: Credi che la città di Perugia sia inclusiva o valorizzi l’identità di ciascun cittadino?  A: Guarda, penso che Perugia sia abbastanza inclusiva e rispettosa dell’identità di ciascuno. Certo, come in ogni città, ci sono sempre lati in cui migliorare, ma nel complesso ho visto una buona accettazione delle diverse identità e culture qui. Lo si percepisce anche dal fatto che ci sono comunità di tutte le forme qui. E poi, nelle università e nelle scuole, parlo soprattutto per quanto riguarda le scuole perché le ho vissute e frequentate, devo dire che c’è un forte senso di rispetto e tolleranza per le differenze. Ovviamente, ci sono sempre situazioni in cui le persone possono sentirsi escluse o non valorizzate come dovrebbero, ma credo che ciò accada in qualsiasi città, ma nel complesso vedo che Perugia sta facendo sforzi per essere una comunità più inclusiva e accogliente per tutti, e questo è un bel passo avanti, soprattutto rispetto a molte città che sono ancora molto indietro sotto questo punto di vista. I: In che modo secondo te la città di Perugia potrebbe essere più inclusiva nei confronti dei suoi cittadini?  A: Penso che ci siano alcune cose che Perugia potrebbe fare per essere ancora più inclusiva. Innanzitutto potrebbe essere più attiva nell’ascoltare le voci delle comunità meno rappresentate, questo significa ad esempio creare dei forum o gruppi in cui le persone possano esprimere le proprie opinioni. Inoltre, potrebbero esserci più programmi e risorse per sostenere le comunità svantaggiate, come ad esempio servizi di supporto per immigrati e rifugiati, o iniziative per promuovere l’inclusione sociale delle persone con disabilità. Questo secondo me contribuirebbe a creare una cultura di rispetto e tolleranza tra i cittadini di Perugia. Questa è una città che ha ampi margini di miglioramento, ma ciò può avvenire solo con la partecipazione attiva di tutti. I: Che significato ha per te la parola “pregiudizio”.  A: Beh, “pregiudizio” è tipo quando hai già deciso qualcosa su una persona o una situazione prima ancora di conoscerla davvero. È come avere delle idee preconcette o delle opinioni basate su stereotipi o convinzioni che potrebbero non essere vere. Tipo, se pensi che tutte le persone di una certa nazionalità siano tutte uguali o che un gruppo sociale abbia solo determinate caratteristiche senza nemmeno dar loro una chance di dimostrare chi sono davvero. In pratica, il pregiudizio ti impedisce di vedere la realtà oggettivamente e ti fa perdere l’opportunità di conoscere davvero le persone per quello che sono. E questo è un gran peccato, perché ti priva magari di conoscere determinate persone e stringere determinate amicizie. I: Quando ti presenti con una nuova persona, quanta importanza dai alle prime impressioni?  A: Beh, sai, le prime impressioni sono abbastanza importanti, almeno per me. Voglio dire, quando incontri qualcuno per la prima volta, è come se ti dessero già un’idea di chi sono e di cosa potresti aspettarti da loro. Quindi, cerco di fare del mio meglio per essere gentile, aperto e rispettoso quando incontro qualcuno per la prima volta, perché capisco quanto sia importante creare una buona impressione fin dall’inizio. Ma poi, ovviamente, cerco anche di non giudicare troppo rapidamente le persone basandomi solo sulle prime impressioni, perché potrei sbagliarmi, come accade nella maggior parte dei casi. I: Secondo te quanto il pregiudizio influisce tra la rete d’interazioni della città di Perugia? A: Il pregiudizio può influenzare parecchio le interazioni nella città, credo. Quando le persone hanno preconcetti o giudizi su qualcuno senza davvero conoscerlo, può creare tensioni o divisioni tra le persone. Tipo, se qualcuno assume che una persona sia in un certo modo solo a causa della sua etnia o del suo background, potrebbe trattarla in modo diverso o evitare di fare amicizia con lei. Questo può davvero ostacolare la creazione di una comunità più inclusiva e solidale, perché ci si ferma a giudizi superficiali invece di dare a tutti una vera possibilità di conoscersi. Penso che sia importante cercare di superare i pregiudizi e trattare ogni persona con apertura e rispetto, perché solo così possiamo costruire relazioni più genuine e significative nella nostra città. I: Quali sono secondo te, le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento verso gli altri?  A: Sinceramente, penso che il pregiudizio possa avere un impatto abbastanza grande sulle interazioni qui a Perugia, ma così come un pò ovunque. Tipo, se abbiamo preconcetti su qualcuno o su un gruppo di persone, potremmo non essere così aperti o accoglienti come potremmo essere altrimenti. E questo potrebbe influenzare il modo in cui ci relazioniamo agli altri e il tipo di comunità che stiamo costruendo insieme. Per quanto riguarda le caratteristiche che influenzano il nostro giudizio e il comportamento, penso che ci siano un sacco di cose in gioco. Potrebbero essere le esperienze passate, le influenze della famiglia e degli amici, o anche la cultura e i media che ci circondano. Anche la nostra educazione e le nostre credenze personali hanno un ruolo importante. I: Nella vita di tutti i giorni sei sempre riuscito a manifestare quello che realmente sentivi di essere?  A: Beh, guarda, non posso dire di aver sempre manifestato esattamente chi sono o cosa sento. Tipo, ci sono stati momenti in cui ho avuto paura di essere giudicato o respinto dagli altri, quindi magari ho tenuto nascoste alcune parti di me stesso. Questo forse perché mi sono trasferito qui che ero ancora piccolo. Ma pian piano, crescendo e maturando ho imparato che è importante essere chi sei, altrimenti non si riuscirebbe ad avere relazioni vere, reali. Quindi, cerco sempre di essere più aperto e genuino, anche se a volte non è poi così semplice. I: In che modo si potrebbe lavorare per garantire il rispetto delle dignità di genere in ogni contesto?  A: Credo che una delle cose più importanti sia l’educazione e la sensibilizzazione. Bisogna lavorare per promuovere una cultura di rispetto e uguaglianza di genere fin dalla giovane età, soprattutto nelle scuole e nelle famiglie. Questo significa insegnare ai ragazzi e alle ragazze il valore del rispetto reciproco e dell’uguaglianza, e combattere stereotipi di genere. Inoltre, è importante che ci siano politiche e leggi che proteggano i diritti e le dignità di tutte le persone, indipendentemente dal genere. Dico anche che è importante ascoltare le voci delle persone che hanno vissuto discriminazioni di genere e lavorare insieme per affrontare quelle che sono le radici del problema e portare avanti cambiamenti nella società. Come detto prima, solo con un impegno collettivo possiamo garantire tutto ciò. I: Secondo te in che modo l’età di una persona pregiudica la sua competenza lavorativa?  A: Guarda, penso che l’età non dovrebbe davvero essere un fattore nel determinare la competenza lavorativa di una persona. Voglio dire, ci sono ragazzi giovani che sono super competenti e possono portare un sacco di freschezza e idee innovative. E poi ci sono persone più anziane che hanno un sacco di esperienza e saggezza da offrire. Quindi, penso che sia più importante guardare alle capacità e alle qualità di una persona, piuttosto che alla loro età. Alla fine, tutti hanno qualcosa di unico da contribuire, indipendentemente dall’età. I: Ti sei mai imbattuto in situazioni in cui le persone sono trattate in modo diverso a causa del loro credo religioso?  A: Purtroppo, ci sono volte in cui le persone vengono trattate in modo diverso a causa delle loro convinzioni religiose. È davvero triste quando succede, perché tutti dovrebbero essere liberi di praticare la propria religione senza paura di discriminazioni o pregiudizi. Però no, non mi sono mai imbattuto in situazione del genere, personalmente. I: Quali pensi che siano gli stereotipi più diffusi nell’ambiente che frequenti?  A: Beh, sai, qui a Perugia, come credo in molte altre città, ci sono un sacco di stereotipi. Tipo, uno dei più diffusi potrebbe essere quello sugli studenti universitari. Spesso si pensa che siano tutti pigri e che passino il tempo solo a fare festa anziché studiare sul serio. Ma in realtà, ci sono un sacco di studenti qui che si impegnano molto e sono super appassionati delle loro materie, questo lo dico perché ho un sacco di amici che si ritrovano in queste situazioni. Oppure un altro stereotipo che si sente qui a Perugia riguarda anche le persone in base al loro aspetto fisico. Ad esempio, si potrebbe pensare che chi veste in modo alternativo o ha tatuaggi sia ribelle o poco affidabile, mentre chi ha un look più tradizionale è considerato più “normale” o rispettabile. Ma ovviamente, l’abbigliamento e l’aspetto non dicono nulla sulle vere qualità di una persona. Lo dico perché io in primis sono ricoperto di tatuaggi, quindi mi ritrovo personalmente in questo tipo di stereotipo. Ci sono anche stereotipi riguardanti gli stranieri o gli immigrati, purtroppo. Alcune persone potrebbero pensare che siano tutti qui per rubare lavoro, ma in realtà molti di loro sono solo persone in cerca di opportunità ed esigenze, proprio come noi. Alla fine gli stereotipi sono dappertutto e possono influenzare il modo in cui ci rapportiamo agli altri. Ma è importante non lasciarsi influenzare troppo dalle idee preconcette. I: Quanto l’immagine del genere maschile e femminile trasmesso dai mass media ha inciso sulla costruzione e consapevolezza della tua identità? A: Guarda, i media hanno un’enorme influenza, soprattutto su noi giovani, su come percepiamo il genere maschile e femminile. Crescendo, sono stato bombardato da stereotipi e idee preconfezionate su cosa significa essere un ragazzo o una ragazza, cosa dovrebbero fare o non fare, come dovrebbero vestirsi e comportarsi. Per esempio, nei film e nelle serie TV, spesso si vedono gli uomini rappresentati come forti, coraggiosi e dominanti, mentre le donne sono spesso oggetto di stereotipi come “fragili” o “dipendenti”. Anche negli annunci pubblicitari, si vedono spesso ruoli di genere stereotipati, con uomini associati a lavori “maschili” e donne a compiti domestici. Tutto questo ha avuto un impatto su di me nel corso degli anni, influenzando le mie idee su cosa fosse “accettabile” per un ragazzo fare e cosa no. Ma con il tempo, ho imparato a mettere in discussione questi stereotipi e a capire che il genere non dovrebbe limitare chi siamo o ciò che possiamo fare. I: A tuo avviso nella società odierna in cui ogniuno afferma la propria unicità, perché avere un credo religioso fa sì che si creino preconcetti nei confronti di quella persona? A: Penso che il pregiudizio possa influenzare le nostre interazioni qui a Perugia, così come ovunque. Tipo, anche se diciamo di essere aperti e accoglienti, a volte ci possono essere delle idee preconcette che influenzano il modo in cui ci trattiamo a vicenda. Per esempio, se qualcuno ha pregiudizi su una determinata religione, potrebbe trattare le persone di quella religione in modo diverso o fare delle supposizioni su di loro senza conoscerle davvero. È una cosa triste, ma purtroppo succede.